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ii - il mezzogiorno 153


1140gli percote tre volte: e il lieto amante
sente dettarsi ne la mente un gioco
che i mariti assordisce. A lui diresti
che l’ali del suo piè concesse ancora
il supplicato dio; cotanto ei vola
1145velocissimamente a la sua donna!
Lá bipartita tavola prepara,
ov’ebano ed avorio intarsiati
regnan sul piano; e partono alternando
in dodici magioni ambe le sponde.
115° Quindici nere d’ebano girelle
e d’avorio bianchissimo altrettante
stan divise in due parti; e moto e norma
da due dadi gittati attendon, pronte
ad occupar le case, e quinci e quindi
1155pugnar contrarie. Oh cara a la Fortuna
quella che corre innanzi all’altre, e seco
ha la compagna, onde il nemico assalto
forte sostenga! Oh giocator felice
chi pria l’estrema casa occupa; e l’altro
1160de le proprie magioni ordin riempie
con doppio segno, e quindi poi securo
da la falange il suo rivai combatte,
e in proprio ben rivolge i colpi ostili!
Al tavolier s’assidono ambidue,
1165l’amante cupidissimo e la ninfa:
quella occupa una sponda, e questi l’altra.
il marito col gomito s’appoggia
all’un de’ lati: ambi gli orecchi tende;
e sotto al tavolier di quando in quando
1170guata con gli occhi. Or l’agitar dei dadi
entro ai sonanti bossoli comincia;
ora il picchiar de’ bossoli sul piano;
ora il vibrar, lo sparpagliar, l’urtare,
il cozzar de’ due dadi; or de le mosse
1175pedine il martellar. Torcesi e freme