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148 la prima forma del giorno


960ove togato in cattedra elegante
siede interprete Amor. Ma fui la mensa
il favorevol loco, ove al sol esca
de’ brevi studi il glorioso frutto.
     Qui ti segnalerai co’ novi sofi,
965schernendo il fren che i creduli maggiori
atto solo stimar l’impeto folle
a vincer de’ mortali, a stringer forte
nodo fra questi, e a sollevar lor speme
con penne oltre natura alto volanti.
970Chi por freno oserá d’almo signore
a la mente od al cor? Paventi il vulgo
oltre natura: il debole prudente
rispetti il vulgo; e quei, cui dona il vulgo
titol di saggio, mediti romito
975il ver celato; e alfin cada adorando
la sacra nebbia che lo avvolge intorno.
Ma il mio signor, com’aquila sublime,
dietro ai sofi novelli il volo spieghi.
Perché piú generoso il volo sia,
980voli senz’ale ancor; né degni ’l tergo
affaticar con penne. Applauda intanto
tutta la mensa al tuo poggiare ardito.
Te con lo sguardo e con l’orecchio beva
la dama dalle tue labbra rapita:
985con cenno approvator vezzosa il capo
pieghi sovente: e il «calcolo» e la «massa»
e l’«inversa ragion» sonino ancora
su la bocca amorosa. Or piú non odia
delle scole il sermone Amor maestro;
990ma l’accademia e i portici passeggia
de’ filosofi al fianco, e con la molle
mano accarezza le cadenti barbe.
     Ma guardati, o signor, guardati, oh Dio!
dal tossico mortai che fuora esala
995dai volumi famosi; e occulto poi