Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/131


ii - il mezzogiorno 125


de’ feminili voti, a la cui chioma
col lauro trionfal s’avvolgon mille
e mille frondi dell’idalio mirto.
     135Colpevole o innocente, allor la bella
dama improvviso adombrerá la fronte
d’un nuvoletto di verace sdegno
o simulato; e la nevosa spalla
scoterá un poco; e premerá col dente
140l’infimo labbro: e volgeransi alfine
gli altri a bear le sue parole estreme.
Fors’anco rintuzzar di tue querele
saprá l’agrezza; e sovvenir faratti
le visite furtive ai tetti, ai cocchi
145ed a le logge de le mogli illustri
di ricchi cittadini, a cui sovente,
per calle che il piacer mostra, piegarsi
la maestá di cavalier non sdegna.
     Felice te, se mesta e disdegnosa,
150la conduci a la mensa; e s’ivi puoi
solo piegarla a comportar de’ cibi
la nausea universal! Sorridan pure
a le vostre dolcissime querele
i convitati; e l’un l’altro percota
155col gomito maligno: ah nondimeno
come fremon lor alme; e quanta invidia
ti portan, te veggendo unico scopo
di si bell’ire! Al solo sposo è dato
nodrir nel cor magnanima quiete,
160mostrar nel volto ingenuo riso, e tanto
docil fidanza ne le innocue luci.
     O tre fiate avventurosi e quattro,
voi del nostro buon secolo mariti,
quanto diversi da’ vostr’avi! Un tempo
165uscia d’Averno con viperei crini,
con torbid’occhi irrequieti e fredde
tenaci branche, un indomabil mostro,