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600lodato ancor, che sai con novi modi
imbandir ne’ tuoi scritti eterno cibo
ai semplici palati, e se’ maestro
di coloro che mostrano di sapere;
tu appresta al mio signor leggiadri studi
605con quella tua fanciulla agli angli infesta,
che il grande Enrico tuo vince d’assai,
l’Enrico tuo, che non peranco abbatte
l’italian Goffredo, ardito scoglio
contro a la Senna d’ogni vanto altera.
610Tu de la Francia onor, tu in mille scritti
celebrata, Ninon, novella Aspasia,
’faide novella ai facili sapienti
della gallica Atene, i tuoi precetti
pur dona al mio signore; e a lui non meno
615pasci la nobil mente, o tu ch’a Italia,
poi che rapirle i tuoi l’oro e le gemme,
invidiasti il fedo loto ancora
onde macchiato è il Certaldese, e l’altro
per cui va si famoso il pazzo conte.
620Questi, o signore, i tuoi studiati autori
fieno, e mill’altri che guidáro in Francia
a novellar con le vezzose schiave
i bendati sultani, i regi persi,
e le peregrinanti arabe dame;
625o che, con penna liberale, ai cani
ragion donalo e ai barbari sedili,
e dièr feste e conviti e liete scene
ai polli ed a le gru d’amor maestre.
Oh pascol degno d’anima sublime!
630oh chiara, oh nobil mente! A te ben dritto
è che si curvi riverente il vulgo,
e gli oracoli attenda. Or chi fia dunque
si temerario che in suo cor ti beffi
qualor, partendo da si begli studi,
635del tuo paese l’ignoranza accusi,