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vituperosa opera, in tanto furor venne, che, ritenendosi appena di smembrarla con le proprie mani, la fece trarre per due suoi fidati servi fuor della torre e dinanzi alla sua presenza menare. Onde, sola rimasa con esso lui, subito, per forza di paura e di terrore che a lei faceva, di tutto il fatto la veritá egli ne volle intendere. La donzella, vedendosi dal padre di si gran delitto convinta, in questa guisa per sua difesa e iscusazione dicesi aver parlato: — Dunque tu, giusto prencipe e pietoso padre, averai al mio delitto riguardo, ch’io, da necessitá costretta, per fragilitá della carne, mi sia con un cane mescolata, e non al tuo, molto piú grave? Percioché, oltremodo della tua figliuola divenuto geloso, mentre non ti bastarono del palagio le mura né il picciolo e sicuro circuito d’una camera, e non mi avendo in loco di figlia, non di serva, ma per persona tenendomi che al tuo regno fusse stata rubella, in una oscura e orribil torre mi facesti serbare non so a che altro che a duro supplicio, perché di congiungermi in matrimonio non ti curasti giamai. E, se mi vuoi accusare che contra il naturai costume io abbia a sodisfacimento del mio appetito eletto un cane, tu, fatto della natura nimico, sapendo e non volendo avere alla mia gioventú alcun riguardo, offendendo essa natura, alla quale opporsi alcun non deve, eh’ io l’abbia ancora in qualche parte violata ne sei stato cagione. Di maniera che doppio carico teco ne porti : quello che è di lasciarmi correre vanamente e con ogni amaritudine questi pochi anni che della gioventú mi restano; e di tutto ciò ch’io, inferma di poter sostenere i naturali stimoli, contra mia voglia mi trovo avere operato. Onde, essendone tu degno, se da altri non ne riceverai pena alcuna, per non avere in queste parti di te il maggiore, dallo invisibile Re del cielo e dalla divina sua giustizia a qualche tempo a te debitamente si serba. Pensavi forse tu, il qual saggio vuoi esser tenuto, che la natura della donna fusse da quella dell’uomo differente? E che non abbia quello spirto, quelle potenzie, quei sentimenti che a tutti gli uomini, e non ad un solo veggiamo? E, se generalmente all’uomo non una donna basta, ma quante gli si parano dinanzi non pare a lui che sodisfacciano, a te non caderá nell’animo che possa la donna aver d’un uomo bisogno, essendo all’uno e all’altro sesso uguale inclinazione, uguale appetito? Ahi! quanto è misera la condizione della femina, e come dura dell’uomo la tirannia! Che se con donna, non una, ma cento,commette qualche errore di carnalitá, non solamente non patisce punizione alcuna,