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giovanetto cagnuolo si tolse, accioché dovesse con diligenza nodrirlo e allevarlo sino a tanto che acconciamente alla caccia adoperar si potesse. Da che segui poi uno strano accidente e grave scandalo, con gran vituperio del re. Percioché, pigliando il cane la figliuola e seco nella torre menatolo, con ogni cura nodricandolo, il governò fino al debito tempo; e, perché molto bello e bianco era e in ogni dilicatezza allevato, spesso nel letto proprio seco il teneva la donzella a dormire. Donde avenne cosa cosi inumana, ferigna e piena di abominazione, che veramente senza orrore e ischifíltá non pare che si possa raccontare. E ciò è che, mentre essa appresso di sé una e altra fiata il teneva, avendolo una notte e ignuda nel letto giacendo, da focosa lussuria e bestiale appetito stimolata, come rea e malvagia femina, operando contra il naturai corso, rivolse il suo corpo verso il cane, il quale, il caldo piacevole della donzella sentendo, in tal modo coll’opera della libidinosa giovane a lei s’appressò, che seco usò carnalmente. Pi, si come fu questo, in che ella cadde, peccato gravissimo e abominevole eccesso, cosi maggiore e piú periglioso danno ne risultò; peroché non si tosto fu dal cane la donzella tócca, ch’ella di quel seme ingravidò. Onde, trappassando il tempo, doppo alcuno spazio di giorni accortesi le donzelle del crescer del ventre che in lei vedevano, e posto piú volte mente ai vezzi ch’essa era solita di fare al cane, e che esso cane, tralignando dalla natura propria, avea in costume preso di fare a lei, tosto entrarono in manifesto sospetto di ciò ch’esser poteva. E, d’indi a pochi di accertate del fatto per lo continuo aumentar del ventre, molto per ciò rimasero turbate e dolenti, come quelle a cui pareva che la reale ingiuria toccasse, per essere in guardia state poste di lei. Di che in giusto sdegno accese, presero impetuosamente quel cane, e con un sasso al collo dall’altissima torre lo gittarono in una fossa che la circondava, piena d’acqua morta, dove esso sommerso ne restò affogato. Per lo quale accidente tutta tribolata rimasa la figliuola del re, da si grave dolore fu assalita e in tanta desperazione cadde, che di se stessa micidiale stata sarebbe, se dalle compagne donzelle, che sempre le stavano a canto, il suo fiero proponimento stato non fusse allora vietato, togliendole da presso il ferro e ogni altro istrumento onde ciò avesse potuto essequire. E subito cosi orribile delitto al re suo padre fecero intendere, accioché, del fatto essendo esse consapevoli, tacendo non paresse che fussero ancora state consenzienti. Quando il re intese della figliuola cosi iniqua e