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crudele e rigido per natura, e appresso pieno contra Timocare di cruccio e di mal talento, ebbero nondimeno forza di fargli incontanente cadere il furore e l’ira, onde, ^scusandola lo amore che al marito portava, da sé la licenziò; e poi quello stesso giorno fece il prencipe le guardie morire, perché si avevano lasciato ingannare. Ma, non contenta Arsinoe ancora di avere il suo marito dalle mani del tiranno campato, non passò molto tempo che senti di lui novella; e le pervenne a notizia dove Timocare, fuggito dalla patria, dimoiava. Per la qual cosa cominciò tutta ardere di disiderio di vederlo; e, quando tempo le parve di dover dare effetto al suo disio, contra il consentimento della madre, si vesti un giorno di abito virile, e, togliendo in sua compagnia un fedel servo, giá stato per avanti del marito, si fuggi secretamente di casa e andò a ritrovare Timocare. Ove si può comprendere quali fusscro le strette accoglienze dall’una e dall’altra parte fatte e con clic festa essa ricevuta ne fosse, vedendosi il marito davanti la cara moglie, che non solamente aveva a lui liberata la vita, ma quella di lei ancora avea saputo salvare. Da che si vede che, contendendo in costei queste virtú, lo amore del marito e la magnanimitá, mentre ciascuna di quelle avea verso di lui il suo ufficio fornito, la fecero degna d’essere anzi di Timocare marito che moglie.