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un cavallo, e cosi messosi in viaggio, giunse doppo certi di alla selva, ove sepolta era la moglie. E quivi, rinfrescata la pungente memoria e il dolore della sua morte, spandendo non meno che prima profonde e di larga vena lagrime, da capo all’amato troncone della palma appoggiato, sovra il sepolcro cosi cominciò a dolersi: — A te ritorno, carissimo e fedelissimo corpo; a voi, belle e oneste membra, in cui rinchiusa fu quell’amorevole anima, che per lo scampo della vita mia volle dalla sua mortale spoglia disciogliersi, per fornire di farvi con questo pianto le ultime essequie. Ne andrò io dunque, o Ginevra mia, senza di te alti paterni lidi? E solo, senza la mia fida compagna, goderò del porto della patria mia? Quale mi sará senza di te questo viaggio? Quali senza di te le usate accoglienze della casa nostra? Oimè, che invece di letizia, che sogliono gli altri cittadini, ritornando alla lor patria, portare, io vedovo, con gli occhi pregni di lagrime, di dolor bagnati e molli, e col viso chino, riporterò malinconia e tristezza! Tu adunque, o diletta Ginevra, in queste contrade barbare resterai? Tu in questa oscura e pellegrina selva rimarrai? Per questi inospiti e selvaggi boschi n’andrá vagando il tuo spirito? Restate in pace, o terrene membra, le quali per amor mio voleste in cosi lungo e periglioso viaggio stancarvi ; e, posciaché pur fu consentimento di destino che piú lungamente non vi conducesse l’anima, prendete ora debito e sicuro riposo. Restate in pace, ossa, che quello si leggiadro e si pudico corpo sosteneste; e, posciaché cosi era ordinato in cielo, che per la vita mia si tosto vi disgiungeste, rimanetevi in questo luoco, e a voi non sia questa terra, che vi cuopre, grave. Resta tu in pace, o spirito, il quale, se noi avessimo a credere che per l’amor naturale, che hanno l’anime ai corpi, quelle gli seguitino, tu dèi intorno a questo sepolcro gir vagando; e, se dal mortai velo disciolto qualche affetto ti stringe, del tuo si fervente e grande amore portatomi la memoria non ti fugga, fino che questa breve e misera vita, che pur ancora meco alberga, si finisca. Onde a si grave dolore questa consolazione dia soccorso, di venire a fare la mia alla tua anima compagnia. — Avevasi lo sfortunato Alfonso cosi ultimamente doluto sopra il sepolcro della sua cara moglie, e tutta