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della cara moglie, e, vie piú di lamenti che di riposo vago, ricoveratosi in alcune vicine e folte selve di datteri, i quali, con i loro alti e superbi rami e larghissime foglie, ombrose le rendevano, entrò, mostrandogli la luna la via, in una di quelle dentro, e quivi, dagli occhi versando un angoscioso pianto, doppo lo avere piú volte tratti altissimi guai, con tai parole incominciò lo sfortunato Alfonso a rammaricarsi : — Chi mi dará, o acerba e dispietata Morte, tante lagrime e tanto spirito, ch’io possa a pieno piangere lo sventurato avenimento di questo giorno e con si deboi voce lamentarmi della tua ingiuria? Posciaché tu, importuna e fiera, avendomi la cara moglie tolto, oggi cosi nimica mi ti mostrasti; e, per fare in me l’estremo di tua possa e per essermi affatto contraria, non volesti, per maggior mio supplicio, trarmi di vita e permettere ch’io facessi a queiramorevole anima compagnia: forse perché ti pareva far poco, s’io, questa si dura condizione di vita menando, non sostenessi peggio che la morte. Deh, perché almeno in ciò non mi sei si graziosa, che questa lieve, ispedita e dolente anima la sua possa seguire, onde io per questa via esca di tanto affanno, e non lasciarmi cosi solo vivere, avendo di doglia contaminato il core, e gli occhi offesi dal vedere il sangue sparso della mia cara moglie? O rapacissime e barbare mani, nel petto di cui cercaste voi d’incrudelire? Qual era il sentimento delle armi vostre? quali gli occhi? Qual ferocitá d’animo vi trasportò a commettere si scelerato omicidio? Qual maligna e fiera stella clic in odio m’abbia, o qual malvagia e ingiuriosa fortuna a questi lidi e a queste barbare contrade mi spinse? E tu, o fedelissima e diletta Ginevra, quanto meglio avresti fatto di piegarti ai miei prieghi e consentire al mio volere, rimanendoti in casa, che, per essermi troppo amorevole, metterti meco in viaggio e correre ancora meco una istessa e commune fortuna! Come potiò io comportare doppo te questa vita, avendolami tu con le tue mani serbata, anzi con

la tua volontaria morte ricomperata? come la potrò sostenere?

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la qual volontieri vorrei avere nelle tue braccia terminata. Ma, posciaché altro in questa rea fortuna non mi resta che di sfogare con angoscioso pianto il cor dolente, e che altro in questa