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prigione contento, non delle gravi catene con che mi cinse, non della taglia impostami per la libertá, ma, piú oltre procedendo e distendendo la sua rabbia, per maggior nostro scorno ha violato la mia onestá. La quale comeché grave mi paresse di veder contaminata, altro non ho potuto fare che purgar questa macchia col suo iniquo e scelerato sangue, presentando al cospetto vostro di lui la fiera testa. Voi, se per lavar cotal macchia dal volto vostro il suo reo sangue non basta, mescolatevi il mio; ché, quantunque sia innocente l’animo, non fuggirò la pena che sarete per dare al corpo. — Vedesi adunque la virtú di questa donna barbara avere alla virtú romana rimproverato le sue vergogne: e non solamente la grandezza deU’animo suo non essere dalla forza del centurione stata vinta, ma non pur dalla sua istessa innocenza; ché per toglier la macchia dal volto del marito alla morte si offerse, quantunque la violenza nella persona di lei usata non potesse in atto alcuno diminuire la sua onestá, né la pudica mente ricevere per la costui libidine macchia alcuna.