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che gli vide in mano nuda, quando egli, non volendo essa consentire alle sue voglie, le disse: — Tu morrai, se tu fai motto, — che non fece stima di contaminare la sua onestá. Donde ne appare che Lucrezia se ne pentisse poi, quando alla venuta del marito le fu da lui dimandato come andassero le cose, perché essa gli rispose nulla restar piú di bene ad una donna, perduta la pudicizia. E, benché dicesse ella poi: il corpo solamente essere stato violato, ma l’animo rimanersi innocente, non perciò si contentò: perché, soggiungendo che, quantunque dal peccato si assolvesse, non però si liberava dalla pena, con il coltello, che sotto la veste tenea nascoso, si trappassò il petto; affermando nell’ultimo che non voleva che per lo avenire alcuna donna impudica vivesse con lo esscmpio di Lucrezia, parendole pure che, rimanendo in vita doppo lo aver perduto il pregio della sua onestá (ancoraché fosse la intenzione di lei stata casta), disnore gliene dovesse seguire. Da che si scorge che si penti, e che prese vergogna di avere anzi temuto la morte che il guastamento dell’onor suo; onde supplí essa, doppo il fatto, a quello a che pur le pareva di essere tenuta prima. Dunque, a proposito vegnendo, dico che maggiore fu la virtú della giovane greca, la quale difese la sua virginitá dall’empia libidine de’ marinai, con l’offerirsi spontaneamente alla morte, per cui venne la sua onestá a salvare, che quella di Lucrezia; la quale, doppo il fatto, e tardi pentita di avere abandonata la sua onestá per téma della morte, quello che ricevuto avrebbe dallo adúltero, vergognandosi poi, in se stessa rivolse. Per la qual cosa tanto è piú da comendare la greca che la romana, quanto questa, laudevolmente operando, fece quel che doveva: dove quella si condusse ad un atto di cui si ebbe a pentire, perché, in disperazione caduta, all’ultimo per disdegno divenne di se medesima micidiale. Ma, lasciando ciò ora da parte, mentre ch’io ho sentito voi essere entrati nei lodevoli e virtuosi atti delle donne e a ragionare della pudicizia di alcuna, dovendo io appresso in cotal materia continuare, intendo con un altro essempio dimostrarvi con quanto avedimento una nobile e valorosa donna la sua violata pudicizia vendicasse. Il che tanto piú a voi dovrá