Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/385

io essere costretta e vinta dalle nimiche forze, essendo libero e insuperabile l’animo mio, non mai per dover essere contento d’albergare da questo sepolcro lontano? Non debbo io sofferire giamai di lasciar questa vita altrove che nella patria mia, né di allontanare questo corpo e quest’ossa (si come è lo spirto congiunto) da quelle del mio diletto marito. Armati adunque, anima, di debita e possente fortezza, onde io, in iscambio di lunga e durissima servitú, qui anzi elegga con fermo viso e con salda voce di lasciar queste membra che levarmi giamai da si dolce e caro abbracciamento di questo sasso. — A quello adunque fermatasi la sfortunata giovane, e insieme con dolorose lagrime, che le bagnavano il petto, si pietose parole spargendo, le quali avrebbono avuto forza di ammollire ogni cor duro, tuttavia si stava al sepolcro del marito, avendo quello con ogni suo potere afferrato; quando, non potendo essa né con minacce né con alcuna violenza d’indi essese tratta, fu da un importuno e poco pietoso soldato con l’armi dall’un canto all’altro passata. Per che in tal guisa, dove volle, rimase contenta; facendo, con si ostinata e volontaria morte, del suo amor casto e incomparabile verso il marito fede, anzi eleggendo di stare appresso di lui morta che vivere dal suo sepolcro lontana.

Come ebbe messer Muzio il suo ragionamento finito, universalmente piacciuto a tutti gli ascoltanti, cosi messer Fabio, conoscendo che il termine del suo reggimento era venuto e che piú oltre reggere non doveva, levatosi in piè, cosi piacevolmente, e sorridendo alquanto, verso i compagni disse: — Signori, assai bene ci ha dimostrato messer Muzio di essere delle donne amico, poiché cotanto s’ingegna di compiacer loro, studiando anzi di far palesi le sue virtú, con Taverne raccontato il laudevole fatto della forte e valorosa giovane di Smirna, che di rammemorare alcuno dei tanti difetti di quelle, comeché avuto avesse piú ampia materia di ragionare. — A che rispose messer Muzio, ridendo: — Che io mi disponga, messer Fabio, a piacere in cosa alcuna alle donne, voi non mi dovreste mordere o maravigTarvene, conciosiacosaché io non ricevei giamai da alcuna di