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soldati, la battaglia continuando, per le scale in piú luoghi poste e per le rotture de’ muri, dentro della cittá passarono. Sentendo quei della terra essere la cittá presa, miserabilmente fuggivano; e le donne, per lo spaventevole caso smarrite, nei lor tempii, che chiamano «moschee», erano con i loro figliuoli fuggite. I viniziani adunque vincitori, per mezo la cittá scorrendo. le donne e l’altra moltitudine debole fuori de’ tempii, onde si erano fuggite, traevano; e il rimanente degli uomini, poste giú l’armi, si rese: le vesti, l’oro, l’argento e i vasi preziosi di gran prezzo, con la robba parimente della cittá, saccheggiarono. Da che avenne che allora tra gli altri cattivi una giovane femina, essendo insieme con gli altri prigioni menata alle navi, cosi per strada passando, trovò del suo marito la sepoltura; e, quivi fermatasi, quella con lagninosi lamenti abbracciando e piú volte il nome di lui chiamando, queste parole diceva: — Oh estrema e misera condizione di fortuna ! Oh maligna e fiera stella, sotto la quale io nacqui! Debbo io adunque essere priva della cara patria? Vedrò io le sue miserabili rovine, le distruzioni de’ nostri tempii, le vergogne delle vergini e delle matrone, la loro cattivitá, la uccisione de’ fanciulli? E l’incendio universale della cittá, lo sparso sangue de’ cittadini nostri e la cenere della patria, mi sará innanzi agli occhi cosi acerbo spettacolo e mi ferirá l’animo di si pungente memoria dello stato nostro? Ahi ! che non pur dalla mia avversa fortuna a cosi gran miseria, quale ad ognuno apparisce, mi veggio condotta di offendere gli occhi miei delle rovine della cara patria e contaminar l’animo della privazione di quella, ma di lasciare ancora questo unico e lieve conforto della vita mia, che è te, carissimo sepolcro, che serbi e tieni rinchiuse Tossa e le ceneri del mio caro marito. Dal quale si come era mio proponimento fermo né in vita né in morte di dipartirmi, cosi, dovendone io affatto essere priva, d’ogni altra avversitá e sventura assai meno mi duole, e piu leggermente ai nostri nimici ogni altra offesa perdono, che questa, di essere da te, dolcissima sepoltura, disgiunta e di dover bagnare le amate ceneri del mio marito con queste ultime lagrime. Ma perché debbo