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la natura ha fatto degli uomini a ciascuna cosa sostenere, essendo esse pusillanime e paurose, e tanto piú, se quella fia tra tutte le altre la piú spaventevole, che è la morte. E certo mi pare che, essendosi, da che ci riducemmo insieme, da noi sempre parlato dei chiari fatti degli uomini illustri e non mai ricordatisi delle donne, gran torto loro si faccia, in quanto che de’ loro fatti molti notabili essempi si ritrovino, cosi negli antichi come ne’ moderni tempi avenuti; i quali nascondere con silenzio sarebbe un atto di malignitá, overo un dare materia ad alcuno di sospicare che ciò fosse fatto temendo non le virtú degli uomini da quelle delle donne fossero, raccontandole, oscurate. Il che accioché non avenga, io, di tutti voi il primo, a narrar quelle darò principio.

Avea Maometto Ottomano, potentissimo re di turchi, gravemente danneggiato cristiani, preso Negroponte e in quella usata un’empia e grandissima crudeltá; quando, doppo lo essersene egli andato a Udine con danno e terrore ispaventevole di forlani, Pietro Mocinico poco fa nominato, allora dell’armata \iniziana capitano, essendo parimente a’ danni de’ turchi uscito con l’armata fuori, con quella del pontefice insieme, a tempo dello autunno passò in quella parte dell’Asia, la quale è all’incontro di Scio, isola nell’Arcipelago posta. E, quivi per danneggiare avendo posta gente in terra, guastarono i marinai da per tutto i campi e gli abitati luoghi saccheggiarono, e dipoi trappassarono in Nasso. Ultimamente, per fare qualche fatto notabile, avanti che vernassero, da Nasso levati, andarono a Smirna, giá nobilissima e chiara cittá di Ionia, per combatterla. Era questa cittá per lungo tempo in ozio dimorata, e non mai sentito avea movimento di guerra; per che non si curavano quei della cittá di rifare le mura, le quali erano in molti luoghi per vecchiezza cadute. Onde i viniziani, le genti con celeritá messe in terra, fortemente e valorosamente assaltarono de’ nimici le mura. Per lo quale subito e non pensato accidente quei della terra spaventati, sopra quelle rovine alla difesa corsero; ma, non essendo a difendersi le loro deboli forze bastevoli, poco ai viniziani ritardarono la vittoria, peroché i marinai e