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di gloria; la quale a noi la natura levando, a che fine in questo si breve spazio di vita dovremmo tante fatiche durare, tanti travagli sostenere e in tante sollecitudini consumarci? Io veramente, quando con gli inimici mi affrontava, quando combatteva e quando quelli vinceva, questo mio valoroso fatto non pensai per modo alcuno dovere essere oscuro o con silenzio trappassato, ma fermamente credeva dovere essere sparto e seminato per tutto il mondo a memoria sempiterna. Percioché chi drittamente avrá a giudicare lo avenimento di questa guerra e la vittoria, vedrá grande essere il trofeo, glorioso il trionfo e onorata la laurea della Grecia; avendo noi con nazioni fortissime combattuto, con essercito innumerabile, e tale, che non mai per innanzi alcune lettere o grido abbia raccontato il maggiore, e non solamente a tante forze di nimici contrastato, ma di loro riportata felicissima vittoria, e in questa guisa aver domato genti di crudeltá barbare, di moltitudine innumerabili, d’infiniti paesi, e di ogni maniera di forze abondantissime. Per che non fia giamai alcuna lingua overo scrittore, che possa a pieno la virtú della Grecia raccontare o rapportare a’ posteri, la quale in questo giorno con si ampia laude contro a’ nimici ha dimostrata. Però, valorosi soldati miei, doppo la morte, che ha tosto tosto da finire il mio ultimo giorno, altro premio delle mie fatiche per salute vostra sostenute non chieggio, e io d’altro sepolcro non curo, che di questo della vostra sempiterna memoria. Lascio negli animi vostri tutti i miei trionfi, tutti gli onori e insegne di gloria; e quivi desidero io d’essere locato e riposto. Percioché della vostra memoria si nudriranno i miei fatti, col vostro grido cresceranno, e alla immortalitá saranno- consecrati, sperando ancora che questo giorno non solamente alla salute vostra e di tutta la Grecia, ma alla chiarezza del mio nome abbia ad essere eterno. — Aveva Polidamante le sue parole finite, ed erano da’ suoi soldati state attentissimamente raccolte, quando il sangue, che alquanto si era della ferita per adietro stagnato, cominciò di novo abondantemente ad uscire; onde poscia se ne mori. E se gli fusse veramente stato dalla sorte permesso di godere la sua nobile vittoria, ninno di tutti gli altri greci all’altezza della sua gloria sarebbe