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senza alcuno riguardo avere che Giovanni gli avea dal sospetto del re la vita campata, procacciò, quanto piú potè, d’intendere dove se ne fusse egli fuggito. Ora, venendogli in processo di tempo, per uno che di Biscaglia partiva, da lui conosciuto, a notizia che Giovanni se n’era gito alla patria, il quale in quelle parti questi veduto aveva, tacendo Piero né ad alcuno di corte questo segreto communicando, disse pochi giorni appresso al re che egli molto bene sapeva dove si trovava Giovanni e che, se Sua Maestá aveva in animo di dargli la imposta taglia, non passerebbe molto che le sarebbe presentata del micidiale la testa. A che il re, di vendetta vago, consentendo, il giorno seguente Piero ben a cavallo, dalla corte e da Lisbona partendosi, si mise in viaggio, verso Biscaglia il suo camino tenendo; e, giunto con suo agio doppo molti giorni in Vilvao, segretamente andò di Giovanni investigando e della sua stanza. Per la qual cosa, postosi ad abitare vicino alla sua casa, aspettò tempo opportuno, nel quale la malvagia sua impresa potesse fornire. Avenne che lo sventurato Giovanni aveva un giorno da dipartirsi della terra e gire verso il porto di San Sebastiano, perché quivi dovea giungere al tardo una nave, sovra la quale era un suo fratello mercatante, che di lungo viaggio veniva; onde quivi voleva Giovanni attenderlo. Venuto adunque il giorno, Giovanni usci di casa in guisa che mostrava che egli volesse andare fuori della cittá; e fu cagione che Piero, il quale gli facea la guardia, di ciò che veramente era sospettasse. Per che, tosto che lo vide egli uscir di casa, salito cosi alla sconosciuta a cavallo, dietro a Giovanni dalla lunga si mise; e, come fu fuori della cittá a piè di certi monti, affrettando Piero il passo, gli venne adosso, e, attraversandogli la strada, date delle mani sopra le redine del cavallo di Giovanni, con fiero aspetto e pieno di mal talento, cosi gli disse: — Férmati, o traditore, ché ora tuo malgrado per le mie mani ti convien morire e nelle medesime insidie, che all’altrui vita parasti, cadere, accioché tu, si come codardo e vile che sei, di avere a tradimento ucciso il piú valoroso cavaliere che nella corte di Portogallo fusse, non ti possi dar vanto. — Le quai parole lo infelice Giovanni intendendo, tutto timido per lo