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voglia mantenersi in Stato e vivere sicuro. Il che per avere disprezzato Ipparco, spinto dalla sua libidine, trascorse ad ingiuriare si gravemente due suoi cittadini, i quali, volendo poi in ogni modo provedere al salvamento dell’onor loro, ebbero si favorevole la fortuna, che con la rovina del tiranno si vendicarono, tanto maggiore e piú gagliardo animo prendendo, quanto essi conoscevano non dover temere del popolo né d’alcun altro, non avendo Ipparco, per la sua tirannia e disonesta vita, persona a cui potesse spiacere la sua morte, né chi dovesse biasimare o vendicare il fatto. Ma, lasciando al presente di piú oltre distendermi con parole in questa materia (da che le malvagie opere e trista vita d’Ipparco mi hanno piú di quello che aveva in animo traviato), posciaché ora a me tocca nell’ordine degli incominciati ragionamenti seguire, altro soggetto pigliando, intendo di dimostrarvi quanto fusse magnifica e illustre negli antichi tempi la liberalitá d’un altro cittadino ateniese verso la patria.

Cánone, cittadino ateniese, fu, secondo che le istorie raccontano, uomo liberalissimo: percioché si dice che spesse volte, essendo egli capitano di esserciti, nelle riportate vittorie donò a’ suoi cittadini de’ minici le spoglie; faceva ogni giorno in casa sua apprestare un convito, al quale tutti i poveri per mangiare concorrevano, e da tutti i suoi poderi e campi i serragli vietava e levare faceva, accioché ognuno, che bisogno n’avesse, potesse a suo bell’agio i terreni di lui, come egli faceva, usare. Ma fra tutte le altre sue liberalitá (comeché molte se ne sieno neiie istorie celebrate) mi va per la memoria di avere notata ad una occasione in costui una nuova e ammirabile. Peroché, essendo egli in una perigliosa guerra capitano, ove erano stati alquanti cittadini ateniesi dagli inimici presi, non molto doppo convenutosi Cánone col capitano dei nemici in una certa somma di danari per lo riscatto e libertá dei prigioni, promettendogli egli questi danari di pagare, avenne che per ciò Limone fece alla cittá intendere quanto per lo riscatto de’ cittadini avea coi nemici pattuito ed erasi con esso loro convenuto, accioché di subito mandasse delti danari. Ma, vedendo che quel magistrato di Atene,