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fatte loro, tenendo in ciò buoni e discreti ordini, quando lor viene fatto, spengono quel prencipe. E cotal fine sortisce colui, che, fondato su la successione overo ereditá, piú che sopra se medesimo e i suoi costumi, prende Stato. Percioché nelle successioni de’ prencipi. doppo uno che con virtú e contento de’ suoi abbia tenuto un prencipato e stabilitolo per un tempo, se succede un altro prencipe di minor virtú e non cosi buono come il primo, può mantenersi quello Stato per il buon reggimento di colui che l’ha governato per avanti. Ma, se doppo un reo e non virtuoso prencipe ne succeda un altro peggiore, si come si vide che a Pisistrato successe Ipparco, quegli non può in alcun modo tenere quello Stato, ma conviene che per qualche accidente, secondo le varie e giuste cagioni che dá a’ suoi soggetti, vada in rovina. Laonde coloro che per propria virtú e non per fortuna sono divenuti prencipi, non avendo il lor fondamento nelle successioni, nei regni ereditari e nelle fatiche o vestigi impressi dei lor passati, ma in se medesimi, essendo essi di virtú eccellenti e di giustizia riguardevoli, si vederanno avere per lungo tempo mantenuto gli Stati loro che da sé hanno acquistati, e lasciato ancora la sicurezza di quelli doppo la morte ad alcun altro. 11 perché, se si porrá mente all’opere e agli ordini particolari di questi, saranno da tutti stimati mirabili e veri prencipi, e non averne, come quegli altri, il nome solo. Devono appresso quei prencipi, che per ereditá succedono ad un prencipato, se, per volere essi solamente farsi temere, non curano d’acquistare l’amore de’ soggetti, fuggire almeno l’odio; conciosiaché molto bene possano stare insieme l’essere temuto e non odiato. Percioché non fu mai cosa biasimevole in un prencipe Tesser temuto da’ suoi, ma accendersi contra l’odio universale non si vederá in altri che in un tiranno, si come in Ipparco si vide. Fuggirá un prencipe l’odio de’ soggetti, sempre che si astenerá dalla robba de’ suoi cittadini, dal rapire loro le donne, dalla focosa e insaziabile lussuria, dalle ingiurie e dal procedere a torto contro al sangue e la vita di alcuno. Che se naturalmente ogni privata persona che offende si scorda tosto delle offese fatte e non ne tiene conto, dove all’incontro chi