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via e il modo, ridotti un giorno i giovani in suo potere, quello, a che non potette di loro consentimento pervenire, volle vituperosamente avere per forza. Vedendosi adunque Armodio e Aristogitone fare dal prencipe cosi fatta ingiuria e seco con fiero animo la ricevuta vergogna rivolgendo, non la potevano in alcuna maniera comportare, come quelli che malagevolmente sostenevano che fusse per la costui libidine la loro onestá contaminata, guasto l’onore e la fama diminuita, essendosi giá per la cittá divolgata la ingiuria che avevano i giovani dalla persona del prencipe ricevuta. Per la qual cosa contra il tiranno concetto aveano un mortale e grandissimo odio; e, avendo sovra di ciò piti volte tra loro secreto ragionamento tenuto, avenne che un giorno Armodio verso di Aristogitone cosi prese a dire: — Fino a quando sosterremo noi, o Aristogitone, tanta ingiuria ricevuta da Ipparco? Ti pensi forse di rimetterla o sotTerirla finche questa sia da un’altra nuova ingiuria contra di noi accresciuta, accioché la cittá dai danni e dalle vergogne nostre impari a comportare un tiranno e alle sue sfrenate c disoneste voglie a servire? Overo piti tosto, si come ci punge la vergogna i cuori, cosi perché dovunque andiamo non appare ne’ visi nostri un onesto rossore di questo fatto? Quanto meglio fora levarci con giusta e lodevol vendetta questa macchia dal volto, che rimanerci con questa nota pur sempre! Vuoi tu, o Aristogitone, che pervenga alla memoria de’ posteri un si vergognoso atto nelle nostre persone adoperato, senza aver noi quella vendetta presa, che piú sia alla ricevuta ingiuria convenevole? Sovra di lui veramente dee cader la vendetta, posciaché egli fu si libidinoso e si crudele, che non si astenne di usare la forza contra la nostra onestá e di tòrci quell’onore, il quale, benché egli volesse, non può giamai piú nel suo debito luoco riducere. Fammi, ti prego, o Aristogitone, di si giusta vendetta allegro, e troviamo modo a quella. Percioché tu dèi pure, com’io, sapere quanto dolce sia la vendetta, e con quanto ardor si disideri da coloro che hanno ricevute le offese Ardisca adunque il nostro animo d’arrischiarsi ad alcun pericolo per fare una cosa lodevole, degna della ricevuta ingiuria, degna del nome