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GIORNATA QUARTA

Cominciava il sole, il mercole appresso, entrando nella biancheggiante aurora, a scacciare le stelle del cielo, quando, levatosi il siniscalco e apprestate tutte le cose al desinare opportune, si metteva verso la casa in via, per quivi secondo l’ordine il tutto disporre. Doppo l’andata del quale non molto da noi si stette, che, essendosi tutti all’una delle case dei compagni ridotti, raunati secondo il nostro costume insieme, ed essendo oggimai spuntati i raggi del sole, entrammo verso il detto luogo in viaggio; e cosi, di varie cose favellando tra noi, appena fummo accorti, che ivi ci trovammo giunti. Dove, tostoché fummo arrivati, prima che altro si facesse, s’entrò nel bel giardino, per lo quale andandosi i giovani diportando e le rugiadose erbette scalpitando, quivi in allegrezza e ’n festa per buono spazio dimorando si stettero. Ma, poiché sormontando giá il sole cominciava a riscaldare, parve ai giovani che fosse meglio di ridursi all’ombra sotto la loggia sovra l’acqua giacente, e quivi trarre secondo la usanza le sorti di chi dovesse avere il reggimento del giorno. Le quali tuttafiata traendo, venne a toccare la sorte a messer Emilio, a cui lo stesso carico la seconda giornata davanti toccato era. Il quale, levato in piedi, subitamente disse: — Signori, gran torto si farebbe agli altri, che non hanno avuto finora la signoria del giorno, se, toccando da capo le sorti alli passati che l’avessero tenuta, quelli ne fossero indegnamente scacciati ; e medesimamente si farebbe ingiuria a chi pur ancora avuto avesse questo carico, imponendogli fra troppo brieve spazio lo istesso peso. E cosi averrebbe che ciascun