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per essere offesa universale contra una intiera adunanza degli uomini e perché, ciò adoperando, altro non si fa che violare le sacre leggi e le instituzioni della natura, ogni altra qualitá di peccato trappassa ed è si abominevole, che ogni altra impietá credo ch’ecceda. Però io, o compagni miei, e da giusto debito e da pia compassione mosso, non intendo di essere, con la rovina di questa cittá, quell’empio violatore della natura e iniquo transgressore delle sue leggi. Onde tosto tosto scendete qui di questa ròcca, e di mio. commandamento imporrete a’soldati che dalle rovine delle case, dagl’incendi degli edifici si astegnano, dicendo loro che il mio voler non è di vedere la distruzione di questa cittá, ma che, della robba comunque si vada, a loro ne sia la libertá permessa. — Si può adunque stimare che non sia in tutto stata infelice quella cittá, la quale, posciaché destinata le era la espugnazione, ebbe ventura per le mani d’un si clemente e pietoso vincitore cadere.