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cosa pietosa e ispediente argomento per la salute di quello il porlo ove egli sedea, per fargli ritornare gli smarriti spiriti. Laonde, stando il vecchio soldato in quel luogo, e dal caldo del fuoco ristorato alquanto, il perduto sentimento racquistò. E posciaché egli potette riconoscere del suo signore il beneficio e misurare di che qualitá fusse il merito che gli aveva, stando alla sua presenza, queste parole gli disse: — Quale sia stato, altissimo e clementissimo re, il beneficio da Vostra Maestá nella vita mia locato e posto, perché io veramente non lo potrei giamai con parole isprimere, a tutti quelli che l’hanno veduto ciò lascerò io giudicare. Dalla grandezza del quale io, povero vostro vassallo giá consumato dagli anni, cosi vinto e legato mi trovo, che, appresso agli altri vostri innumerabili benefici nella mia persona usali aggiugnendo ancor questo, non sono in alcuna guisa bastevole tanto carico a sostenere. Percioché, quantunque io altro non abbia, con che sodisfare possa a qualche parte di tanto obligo mio e di tanto merito vostro, che questa vita; nondimeno doppio discontento mi resta: e perché veggio la mia vita, a’ vostri servigi posta, poco over nulla a si fatto obligo valere; e quella istessa, che va verso la ultima vecchiezza calando, farsi debole e inferma, da potersi per voi, in quella poca parte ancora che le è concesso, adoperare. Né mi deve però alcuno ciò ad ingratitudine attribuire, percioché non si misura la gratitudine dagli effetti, che possono in molti essere pochi, ma dall’animo e dalla intenzione di colui che grato disidera dimostrarsi. Conciosiacosaché, essendo tutte le virtú, che sogliono fare l’uomo riguardevole, sommamente da commendare, e da biasimare i vizi; nondimeno niuna altra è, a cui sia piú l’animo mio inchinato, che d’essere appresso ognuno e di parere grato. Percioché questa è quella sola virtú non solamente per sé grandissima, ma ancora di tutto il rimanente delle virtú madre. Che cosa è la pietá se non una volontá grata verso i parenti? Quai sono i buoni cittadini? Chi fuori per opre di guerra, chi dentro per governo della cittá si chiama della sua patria benemerito, se non quegli al quale de’ benefici dalla patria ricevuti non è la memoria fuggita? Quai santi e religiosi si nominano, se non

G. Pakabosco, Opere vane.

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