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AVENIMENTO XIII


Carlo magno ristora al fuoco, ove egli si scaldava, un soldato ch’era per morirsi di freddo, e gli dá il proprio luogo; il quale, riavuto il vigore, lo ringrazia con prudentissime parole.

Sono, umanissimi signori, comunemente in tutti gli uomini le virtú stimate e raguardevoli e quegli, che le hanno in sé, fanno a ciascun altro, che non le abbia, soprastare, e meritamente; essendo le virtú certi abiti e principi di operare per sé, ed essendo quelle nell’arbitrio poste dell’uomo, secondo le quali da per noi facciamo quello a che il conoscimento della ragione ci conduce. Ma spezialmente di coloro sono ornamento e a quegli è massimamente richiesto di usarle, i quali d’onore e di grado gli ordini degli altri uomini avanzano. Percioché, si come le alte torri sono sempre le prime che da lunge appariscono agli occhi de’ riguardanti, e le piú basse stanze son poscia le ultime ad essere vedute; cosi i grand’uomini e i prencipi sono a guisa d’un rilevato e fermo segno, in cui tutti la lor vista rivolgono e affissan gli occhi. Laonde, se in questi alcuna bruttura si scorge, in loro vie maggiore apparisce che in altrui, e, allo ’ncontro, se virtú si veggono, molto piú nelle loro persone risplendono che in bassi soggetti. E, non altrimenti che l’oro, che piú riluce, intorno ad una gioia posto, che altra vii cosa, quelle a questi maraviglioso ornamento porgono. E, se cosi è, come invero essere veggiamo, non potendosi da noi piú bella, piú ampia e piú onorata materia ritrovare da ragionar per oggi di questa, a me non pareria di avere mal pensato né dai primieri vostri ordini deviato, se, per lo adietro essendosi liberamente per lungo spazio di varie cose ragionato, senza ristringere dentro ad alcun termine quello di che dobbiam favellare, io oggi, dandovene materia, imporrò che de’ virtuosi fatti de’ prencipi si ragioni, dicendo ciascun di voi alcuna cosa da persone grandi virtuosamente adoperata. E, accioché io prima in ciò lo essempio dia a tutti voi, sovenendoini ora un alto e generoso atto d’un