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GIORNATA TERZA

Aveva la luce del sole il mercole mattina oggimai rischiarato il cielo e dalla terra l’umida ombra della notte cacciata, quando ciascun de’ giovani nelle loro case su si levò, e poi tutti per tempo si radunarono insieme. Onde, essendo gran pezzo davanti il siniscalco andato al luogo solito, dove tutta la compagnia poco appresso riducere si doveva, con esso seco le cose opportune traendo, quivi preparò quello che bisogno faceva. Ora, adunata tutta la brigata de’ giovani all’una delle loro case, si misero insieme in via; e, arrivati all’ordinato Iuoco, trappassó breve ora eh’ io colá separatamente ancora giunsi, e tutú gli trovai nel dilettevole giardino posti a sedere, motteggiando infra ili loro e ridendo. Per la qual cosa, fattemi quivi benigne accoglienze, poiché alquanto per lo giardino spaziando si andarono, molto non stettero, che vollero che si traessero le sorti qual di loro per quella giornata dovesse essere il primo a ragionare e guida parimente a tutta la compagnia. E cosi, avendo quelle tratte, toccò il reggimento del giorno a messer Camillo. Il quale, assai piacevolmente mostrando di accettarlo, subito disse: — E io non rifiuterò questo governo da voi commessomi, dovendo sempre essere ubidiente a quanto da voi imposto mi sia. Ma, se forse io, men discretamente di quello che tutti vorreste, oggi ciò che mi si conviene ordinassi, alla sorte darete la colpa, che sovra di me è caduta, e a voi poi, che d’un peso agli omeri miei disuguale mi gravaste, costrignendomi a portarlo. — Né piú disse. Laonde, tutti da sedere levatisi, discorrendo andarono per lo