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giornata prima - novella i |
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del vedermi abbandonata da te, avendoti solamente avuto caro
per tuo interesse. Ma, perché l’obligo mio verso di te, che ti
sei degnato un tempo amarmi, è troppo grande, voglio che tuo
guiderdone sia il sempre amarti e il sempre servirti: alla qual
servitú e amore, ch’io m’apparecchio eternamente portarti,
voglio che per tua cortesia lasci teco tanto di merito acquistare,
che sia a sofficienza per constringerti a palesarmi la cagione
delle tue pene, accioch’io, che di ugual forza, senza potermi
procacciar salute, le sento, possa ad uno stesso tempo te colmar
di piacere e me liberare di cosí estremo dolore. Deh, dimmi,
Carlo, s’amore è cagione che cosí miseramente consumi la
tua vita! Dilmi, ti priego. A cui vuoi palesare i tuoi dolori, a
cui con piú speranza d’essere aitato, se a chi tanto t’ama e
a chi tanto t’è obligata li celi? Deh cágliati di te stesso, overamente abbi pietá del dolore nel quale me per tua pietá giá
vedi sepolta! Dimmi il tuo male, sicurissimo d’esserne per me
liberato tosto. — Qui tacque Lodovica con desiderio grandissimo d’udir ciò che in questo proposto il giovane le rispondesse. Il quale, quasi piangendo, con voce fioca e tremante
cosí disse: — Lodovica, a negar l’amor vostro sarei io piú empio
assai ch’io non sono a cosí malamente remunerarlo. Io confesso a mille segni e a mille pruove essermi accorto l’amor
vostro verso di me essere stato infinito e aver di grandissima
lunga avanzato il merto mio. Il qual vostro amore quanto manco
da me è stato remunerato, tanto piú sono io degno di scusa
appo di voi; che, essend’io uomo di ragione, e commettendo
errore del quale per aventura si guarderebbe ogni bruto animale, si deve conchiudere che forza del cielo sia e non mio
difetto. Non celarò adunque per vergogna la mia passione, essendo forza seguire ciò che piace al cielo. Per pietá de’ vostri
dolori resterei ben io di manifestarlavi, s’io non mi conoscessi
degno, palesandovi il tutto, del vostro odio eterno. Troppo,
troppo v’ho fatto torto, troppo male ho guiderdonato il piacer
che voi sentivate del mio contento. Accettate questo in ragguaglio
del merito vostro. Accettate l’udir ch’io sia d’altra donna innamorato. Sia questa parola che vi liberi dello amore che voi mi