Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/266

cospetto del quale venuto lo sventurato Olimpio, tutto da gravissimo dolore occupato e volontaroso di sfogare lo affanno che avea raccolto nel cuore, in questa guisa a lui i suoi infortuni cominciò a raccontare: — S’io non conoscessi, illustrissimo e benignissimo re, quanto la vostra virtú, la umanitá e la magnificenza sia da tutti gli uomini stimata e avuta in pregio e come per varie parti del mondo risuoni, io, misero e infelicissimo giovane, non avrei preso ardire con le mie parole di molestarvi. Ma, sovra la vostra natia bontá assicurandomi, e sovra l’ampia fama, che quella di ciascun altro signore trappassa, confidandomi, al cor mi nacque una speranza di ritrovare appo voi qualche pietá. E, per non esservi lungamente tedioso, intendo di raccontarvi alquanto i miei infortuni. E, comeché a me medesimo incresca di tornare con la memoria da nuovo alle mie grandi miserie, pure, stimolato dal bisogno ch’io mi ritrovo avere della vostra pietá, romperò questo silenzio con la miserabile istoria delle mie sventure, lo, serenissimo re, infortunato giovane, di nazione greco e da non ignobili parenti disceso, fui da mio padre, che era mercatante, lasciato in assai destra e amica fortuna commodo de’ suoi beni e di ricchezze abbondevole. Onde, doppo la morte di lui partendomi, nimico dell’ocio, dalla patria e, per maggior guadagno acquistare, in lontani paesi navigando, pervenni finalmente in luoghi dove avea il mio disiderio adempito e fornita prosperamente la impresa; quando, dindi partito e avendo lungo viaggio fatto con la fortuna pacifica, sovra le isole Canarie lui da contrario vento e da torbida tempesta assalito; dalla quale vinta doppo molto contrasto, la nave, in ch’io mi trovava, percosse ultimamente in una secca, onde ella ne rimase isdruscita. 11 perché, perdendo in quel naufragio cosi miseramente le merci, delle quali copioso ritornava alla patria, mi convenne utile consiglio alla mia salute prendere. Però io con molte persone della nave ancora ci salvammo nella barca, e salvi giungemmo a terra; di che tutto afflitto e dolente rimaso, d’uno in altro paese travalicando, son finalmente pervenuto qua con la vita in Portogallo. Ove pervenendomi alle orecchie quanto benignamente voi siate solito di abbracciare gli afflitti, e perciò