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AVENIMENTO VI


Guiscardo re di Cipri, andando in aiuto di Rinieri re di Sicilia contra mori, sono rotti e ambi fatti prigioni. E, avuta taglia per il loro riscatto di centomila scudi, rimanendo Guiscardo in prigione, Rinieri va in Sicilia e ritorna con i danari. Onde poi, tornando liberi nei loro regni, Rinieri dá a Guiscardo una sua sorella per moglie.

A messer Fabio restava, tacendo giá messer Camillo, l’ultimo comandamento di dover dire; quando egli, senza attendere che gli fosse imposto, tutto pronto, incominciando, disse:

Signori, dimostro ne ha con questo avenimento messer Camillo ad un tratto la forma di giusto e vero prencipe e di virtuoso capitano, e dal fine del suo parlare si è tratto che chiunque semina beneficio ne coglie di quello alle occasioni il frutto. Il che mi tira un altro a dover dirvi, onde scorgerete gli effetti della vera amicizia e il riconoscimento d’un beneficio che mostrò un prencipe ad un altro e un memorevole essempio d’amore infra dui amici e di fede.

Secondo che io udii giá dire, Guiscardo re di Cipro, uomo per virtú e arme valoroso, fu da Rinieri re di Sicilia, suo confederato, richiesto di soccorso contra i nimici suoi, i quali, essendo mori e venuti di Barbaria, molti danni e prede di fare eran soliti spesse volte sul suo. Onde, di giusto sdegno acceso Rinieri e volendo convenevole vendetta prendere delle ingiurie ricevute da’ mori, diliberò di saccheggiare alcuni luoghi sopra le marine di Barbaria per opprimere le forze degli inimici. Messosi adunque Guiscardo, per compiacere a Rinieri, in punto e venuto con dieci galee ben armate in Sicilia, si partirono egli e Rinieri con la somma di venticinque galee. Indi, per lo mare di Africa navigando, finalmente pervennero nelle marine di Barbaria; dove, smontati con armata mano in terra, trovarono alla lor fronte un grandissimo numero di nimici, i quali, per avere inteso il movimento e il furore della guerra che a’ danni loro nuovamente veniva, avevano gagliarde preparazioni fatte