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intese da lui il tutto. Il che Icarione udendo e scorgendo come questa statua era per voto dedicata ad Apollo e che, facendo Flisco violenza a colui che la portava a Delfo, se l’aveva pigliata e, oltre di ciò, lui empiamente ucciso, di fiero e rabbioso sdegno contra costui si accese, come quello che non avea avuto rispetto alla religione degl’iddii. Per che, con altiere e ingiuriose parole rimproverandogli la sua impietá, subitamente lo fece legare e mettere in distretto. E poscia comandò ad alcuni de’ suoi uomini che portassero in un di quei legni la statua a Delfo ed essa nel tempio di Apollo riponessero; facendovi ancora Icarione alcune lettere a’ piedi intagliare in lingua barbara, di cotal sentimento: «Serbata dalle mani degl’impi e restituita alla religione di Apollo». E, poiché ebbe Icarione mandata la statua d’oro a Delfo, non volle per modo alcuno che lo errore di Flisco senza debita punizione trappassasse, ma farne dimostrazione essemplare, avendo cosi arditamente schernita e violata la religione di quel dio. Però il seguente giorno lo fece porre in un sacco di pelle di lupo, éntrovi un gallo, una serpe e una seimia, e, cosi severamente volendolo far morire, lo fece gittare in mare. Percioché con questa si cruda e acerba maniera di morte si solevano a que’ tempi punire coloro i quali violavano la religione, e in cotal modo ancora quelli che uccidevano il padre e la madre. Avendo adunque Icarione questa maniera di rigorosa giustizia in costui usata per ischifare affatto con tal pena la violazione degl’iddii, uno de’ suoi gli addimandò quale era la cagione perché avesse di si dura morte punito Flisco, avendo prima egli secondo i suoi comandamenti fatto l’ufficio di corsale; poi, volendolo pur fare morire, perché lui non avesse condannato ad una morte ordinaria e non a si crudele e si terribile. Al quale Icarione in questa forma rispose: — Era senza dubbio di mio consentimento che Flisco insieme con voialtri andasse corseggiando per mare e si desse alla rapina della robba degli uomini, non curando io, per la utilitá della preda, che alle persone ne seguissero diversi danni ; ma non era però di mio volere che facesse sacrilegio, che offendesse con le empie mani la religione degli iddii e violasse l’onore al tempio di Apollo