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face, e, essendomi mancato il vero obietto, cessino ornai di ferirmi gli strali tuoi! Perdona al mio piagato cuore, lasciando che la sua morte e ’l tempo sieno la medicina del mio male! — Cotali erano le parole dell’infelice re: le quali egli di lagrime e sospiri mescolate esprimeva, che, per essere sparse al vento e sopra un cadavero, riuscivano sempre vane, anzi gli erano cagione d’accrescere il suo male. Ma aggiungevano poi, narrando il successo di questo amore, i sacerdoti del tempio cose maravigliose e incredibli. Percioché si trovava in quel tempo alla corte il vescovo coloniense, uomo, come dicono, chiaro di santitá e di sapienza e che allora nel parlamento del regno era il principale; il quale, a pietá mosso dello stato miserabile del suo signore, doppo l’aver compreso che ogni umano aiuto e rimedio al grave male del re nulla giovava o faceva profitto, come buono e religioso pastore volgendosi al divino suffragio, quello si dispose di cercare, in quello cominciò ogni speranza a riporre, da quello si mise il fine di cotanto male con umili e divoti prieghi a richiedere. La qual buona opera avendo lungamente il santo vescovo continuata, né tuttavia restando, furono finalmente dalla bontá di Dio i suoi prieghi esauditi, essendosi sopra ciò veduto un grande miracolo. Conciosiaché, essendo esso vescovo intento a celebrare i divini uffici, doppo molte pie orazioni per lui fatte, bagnando il petto di lagrime, fu udita una voce dal cielo, che diceva sotto la lingua della morta giovane starsi nascosa la cagione del furore del re. Onde, subito divenuto il vescovo piú lieto, forniti i suoi divoti uffici, s’avviò tosto al luogo dove il corpo giaceva e, per la libera entrata ch’esso avea, venne alla stanza reale; e, posto secretamele il dito in bocca al cadavero, una gemma in un picciolo anello legata vi ritrovò, la quale, sotto la fredda e rigida lingua nascosa, d’indi tostamente trasse fuori. Ma non molto doppo stette a ritornare Carlo; e, secondo il suo costume venendo alla stanza della morta giovane, si fatta paura gli entrò nell’animo dello spettacolo del cadavero, che piú non s’arrischiò a toccarlo, anzi commandò che subito il detto corpo fosse via portato e sepellito, come se esso, da lunga pazzia liberato,