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NOVELLA I


Lodovica ama Carlo de’ Viustini, dal quale abbandonata per altra donna, tien modo che la nuova amata gli uccide; onde egli, di ciò accortosi, doppo gran querela fatta con essa lei, se stesso avvelena.

Fu adunque, e non ha gran tempo, nella nobilissima cittá di Piacenza un giovanetto leggiadro, bello e gentile e d’infinite chiare virtuti ornato, il quale per la sua bellezza e per le sue qualitá era da molte nobili e gentil donne sommamente amato; fra le quali una vedova fu che di gran lunga a tutte le altre in amar costui, che Carlo de’ Viustini era detto, passava binanti. Era costei giovane, bella, de bellissimi costumi e di gentili maniere, e nel vero valorosa donna, ancoraché nel fine di questo suo amore male e con poca ventura Io dimostrasse. Seppe costei nella impresa di questo giovanetto cosi bene e cautamente governarsi, che Carlo, quantunque da molte altre piú nobili e per aventura piú belle fusse stimolato, non però fece dono dell’amor suo giamai per lo adietro ad altra che a lei; laonde gran tempo, senza saputa di persona vivente fuorché d’una serva, si goderon felicemente il loro amore. Ma la fortuna, sollecita disturbatrice delle altrui contentezze, non volendo che i due amanti piú in lungo menassero la vita loro fra tanta dolcezza, rivoltò gli occhi di Carlo un giorno nel viso d’una leggiadra giovanetta, alla quale nell’uscir del tempio era per aventura caduto uno guanto nello arrivare che egli ivi fece; il quale, peroché tutto gentile era e cortese, piú presto d’ogni altro ch’ivi fusse, ancoraché molti per mirar cosi bella fanciulla ve ne fussero adunati, si chinò e raccolse il guanto e, con quella piú bella maniera e grazia che mai fusse veduta, riverentemente alla bella giovane Io porse; la quale, non men costumata e saggia che bella e leggiadra, modestissimamente sei prese e lui della fatica,