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salvata? Sazierá il sangue mio la mente e gli occhi tuoi? E non credi che molto piú misero tu saresti vivendo, ch’io crudelissimamente, contra l’onesto, contra le leggi di natura e contra il costume degli uomini, morendo? — Fino a qui con lagrimosa e trista faccia avendo Erasto all’imperadore parlato, gittandosi a’ suoi piedi, gli addimandava mercé, e di piú oltre con parole seguire s’apparecchiava; quando esso, tutto cruccioso e acceso di sdegno mostrandosi, interrompendolo gli disse: — Essendo tu stato da noi conosciuto d’alta e rea] stirpe disceso, dimandando in matrimonio Filene, te l’averemmo volentieri concessa, se, innanzi il consentimento nostro e le publiche nozze in presenza degli uomini, non avesti la nostra reai corona di si abominevole vituperio macchiata e di lei contaminata la onestá. Ma, avendo si gran peccato contra di noi commesso, a grandissima vergogna recandonelo, te e la figliuola severamente giudicando, intendiamo di condannare a morte. — E, posciaché cosi ebbe detto, l’émpito del suo sdegno seguendo, ordinò ad uno de’ suoi piú fedeli, che per lungo tempo alla guardia della persona sua era stato, che fossero ambidue imprigionati e che, passato

10 spazio di tre giorni, fossero secretamente con uno peso al collo gittati in mare e affogati. Per la qual cosa quanto si ritrovassero Erasto e Filene disperati e dolenti, a voi lo lascio imaginare. Onde, non avendo i miseri e infelici giovani altro partito da prendere fuori che un solo, pensarono per forza di danari di corrompere la guardia, accioché in questa guisa potessero cosi vituperosa morte campare. E, dati a quella la prima sera da Filene dui gioielli di valore grandissimo, i quali insieme con altri avea serbati dalle passate sciagure, lasciò la guardia ambedue la seguente notte scampar via: e, venuto poi

11 termine che doveva essa guardia l’ufficio suo avere essequito» disse all’imperadore d’avergli, secondo la data sentenzia, affogati nel mare. Mutati adunque doppo il fugito pericolo i suoi ne’ vilissimi panni, Erasto e Filene, ai quali nel maggior loro bisogno la fortuna ridente e losingante, doppo tante e si perigliose percosse, si fece incontro, salirono senza essere conosciuti sovra un picciolo legno, e, giunti fuori dello stretto di Gallipoli a