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(per essere tutto questo mare circondato da spessissime isole), si vesti la bella Filene in abito da uomo, e, passando il seguente giorno con una picciola barca in Samo, isola non troppo dall’Asia discosta, liberi per la lor buona fortuna furono e dall’impeto de’ nemici sicuri. Onde, smontati Erasto e Filene fuori d’ogni pericolo in terra e alloggiando la seguente notte alla Smirne, vennero agli ultimi termini del loro amore. Per che, latta gravida Filene, in nuovi e vari pensieri messa, prese finalmente partito di ritornarsene in Costantinopoli, e doppo gli oltraggi della fortuna tentare se potessero ambedue con una loro astuzia vivere ancora in tranquillo e lieto stato. E, perché non fu ingrata Filene del ricevuto beneficio da Erasto, il quale in cosi fatto pericolo le avea la vita dall’onde del mare campata, la sua fede obliandogli, piú volte gli disse di non voler giamai altri che lui in matrimonio prendere. Stando adunque in questo modo il fatto e non avendo novella alcuna l’imperadore suo padre del giungere della figliuola allo sposo, entrato in tristo pensiero, mandò un ambasciatore con lettere di man propria a ricercarne aviso. 11 quale, avuto da Guglielmo, che marito di lei avea da essere, qualmente non era mai legno di lá arrivato che per questo conto fusse, ritornato all’imperadore, gli portò la dolorosa nuova. Onde il padre, della perdita della figliuola tutto afflitto e molto tribolandosene, oltra quello che stimar si puote, in grandissima malinconia restò. Fratanto, partendosi Erasto e Filene dalla Smirne e d’indi in Natòlia per terra passando, con grandissime fatiche di viaggio aggiunsero doppo molte giornate a Scutari, donde, passato lo stretto, arrivarono in Costantinopoli. E, perché Filene in abito da uomo era vestita e non conosciuta da alcuno, la tenne Erasto per molti giorni in Costantinopoli nascosa; finché egli, imaginatosi un nuovo inganno e mercatante passaggiero facendosi, mandò all’imperadore per uno de’suoi a dire che quivi era giunto un mercatante venuto dalla Morva, che voleva a Sua Maestá rapportare novella della figliuola. Onde, fattolo subito il dolente padre venire al suo cospetto, con le lagrime agli occhi gli addimandò quello che di essa fusse. Al quale Erasto raccontò tutta la disgrazia della presa della nave