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che d’intorno il giardino cingea, subito che agli occhi corse della bella giovane la sua vista, i modi e le maniere di Erasto seco estimando, il quale di bella forma e di gentile aspetto era, ella parimente del suo amore si accese, e cominciarono a farlcsi cari i passi, che, per vederla solicitamente, Erasto di continuo per quella strada spendea. Ora, in questo termine posto il giovane amante, e tenendo le amorose fiamme nascose nel petto, fra sé dolendosi, tornato alla sua casa, diceva: — O crudele, inesorabile e ingiuriosa Fortuna, non sei oggimai delle tue percosse contenta, delle quali tu mi hai per adietro cosi empiamente lacerato? Non ti basta, invida e nemica di ciascun felice, d’essere stata d’ogni mio bene permutatrice, avendomi di alto e sublime stato depresso e posto in fondo d’ogni miseria, e cieca, col tuo indiscreto consiglio, essendo per un tempo stata del tutto mia, e sorda, i tristi pianti delle mie avversitá rifiutando, avere cosi fallace, cosi implacabile mutato il viso? Non ti basta, dico, di essermi stata si lungo tempo nemica, fieramente perseguendomi in ogni parte, che ancora, in questa strema condizione posto, quando pensava di tornarmene alla patria e ivi con le mie industrie e fatiche trarmi dalle tue mani, mi ritieni per forza e vuoi ch’a mal mio grado perisca? O fervente e lusinghevole Amore, potentissimo tiranno degli umani cuori, a me non poteva nella mente capere che sovra gli infelici e miseri si distendessero le tue saette né clic nei travagliati animi, carichi di gravi e infermi pensieri, potesti avere il nido tuo. Ma ben veggio e conosco malagevolmente potersi dalle forze tue riparare uomo vivente, e ogni duro proponimento le armi tue penetrare; posciaeh’io, sventurato giovene e specchio universale d’ogni infelicitá, mettendomi fermamente in cuore di non volere ad altra cosa attendere né in altro in tempo della mia giovanezza adoperarmi, che nel fare qualche guadagno per potere la vita reggere e da quella povertá difendermi che la grandezza dell’animo mio non può in alcuna guisa pazientemente comportare, ora, trafitto dai tuoi strali, sono nel mezo del camino arrestato. — In questa guisa lamentandosi Erasto, e avendo parimente inteso come l’imperadore aveva giá di maritar la figliuola