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AVENIMENTO I


Erasto veduta in Costantinopoli Filene, figliuola dell’imperadore, amendue s’innamorano. Filene è mandata dal padre per moglie al re di Sicilia sopra una nave, ed egli ne va seco. Sono assaliti da’ corsali. Amendue si gittano in mare; e, salvati e tornati a Costantinopoli, s’appresentano all’imperadore, a cui Krasto la chiede per moglie. Ma, discoverta Filine esser gravida, sono condannati alla morte. Corrompono le guardie e Figgono in Creta, ove in buono e felice stato si vivono.

Io ho piú volte, nobilissimi signori, presa fra me medesimo non picciola ammirazione di quelio che mi soviene spesso da molti uomini avere udito, e pressoché da tutti, a dirsi per un certo costume, discorrere: che amore sovra tutte l’altre perturbazioni dell’animo sia d’infiniti e grandissimi mali cagione; e che quella passione, che da lui procede, sia piú che ciascheduna altra forzevole c violenta. Onde affermano questi «amore niente avere in sé altro che amaro», dalla vicinanza del nome, piú che dalla veritá, si maligna e fiera natura apponendoglisi. La qual cosa accioché io vi dimostri essere in tutto al vero contraria, dirò primieramente che quello, che gli scrittori e gli uomini chiamano «fuoco», «ardore», e che con piú proprio vocabolo «furore» nominar si deve, non è in alcuna guisa quello amore di cui si parla, ma da quel furore derivano tutti que’ mali che falsamente e ingiustamente sono ad amore attribuiti. Quinci adiviene agli uomini lo distruggersi, consumarsi, dileguarsi, impazzire. Questi i sui seguaci aceieca, prende co’ suoi lacci e nelle sue imaginate fiamme accende. Questi è d’ogni infelicitá e miseria cagione; questi solo crudele, acerbo e fiero si nomina; da iui ie ingiurie, ic sospizioni, ie inimicizie procedere si veggono; le disperazioni, le catene, le ferite, le morti, di costui son proprie; e per questo tiranno dell’umana vita sospirano i versi, piangon le carte, e i volumi intieri si dogliono. Percioché egli non è dubbio che chi ne’ suoi piú cupi pelaghi