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Y r edete come da imo impossibile leggiadramente egli cava la necessitá della sua morte, e poscia he bella cagione egli assegna al viver suo, quando piú su egli dice che la speranza, ch’egli ha di tosto morire, lo tiene in vita.

— In un certo modo le arguzie di simil sorte si possono chiamar «motti» — disse il Veniero. E io conosco l’autore di questo madrigale, e però non voglio tacervene un altro pur suo. che non vi piacerá forse manco di questo ch’avete detto. I! qual è fatto, come comprenderete, ad una donna, per volerle far conoscere che peggio a lei e maggior perdita sará il lasciar lui morire che a lui medesimo. Udite, ch’io lo dirò:

Madonna, sullo Amor se’l ver dich’io: io non vorrei morire piú per lo vostro che per U vi ti 1 mio.

Chi sicura vi fa di non uscire di vita, allor che me morto vedrete, lasso, poiché desio tanto n’avete?

E, se ciò non avien, come vivrete, se d’altro non si ciba il vostro core che del mio gran dolore?

Deh ! sia pietate in voi, madonna, poi che me salvate e voi ; che gli è pur crudeltá troppo infinita se stessa trar, per trarre altrui, di vita.

Oh, come argutamente egli rende le ragioni onde questa sua donna potrá restar pentita della morte sua! —

Disse lo Spira: — E’ non ha mollo che questo mi fu dato in iscritto con molti altri pur del medesmo, e gli ho, s’io non m’inganno, con esso meco, clic ieri apunto mi furono dati. — E, detto questo, si trasse fuora della tasca del vestito due fogli di carta scritta e in guisa di un libi etto piegati, e al Corso li diede, pregandolo che, se cosi piacesse ad ognuno e a lui, li leggesse. 11 quale, avendo detto che piú che volentieri l’avrebbe fatto, da tutti pregato, aperse il foglio, e la prima