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dentro e piú su si nascose. Per che la misera, [Mena di timore, piangendo, con dispiacere di ciascuna delle compagne, ancoraché chi ciò cagionassi non sapessero, della fonte se n’usci e alla madre il tutto a saper fece; la quale, timorosa, non avendo altra che quella sola figliuola, non sapeva che rimedio trovarvi. Per che, consigliatasi con un medico suo compare, che quivi appresso un’altra villetta aveva e che per avventura fuori allora si ritrovava, dispose (ché cosi il compare gli consigliò) di trovare un certo villano, che si chiamava Bertoldo, il quale era giovane di bello aspetto e di bella forma, ma nato con poco obligo alla natura, percioché dello intelletto e della loquela gli aveva ella fatto pochissima parte. Fu adunque eletto costui, per non sapere né poter ridir cosa alcuna, per medico della giovane, posciaché conchiuso aveva messer lo medico che, a prender quel gambaro e a farlo uscir dove egli intrato se n’era, ci voleva quella ésca, senza la quale non sarebbe uomo giudicato chi con ogni altra parte virile nascesse. Venne costui mal volentieri, per esser rozzo e poco curarsi di cosa veruna, a cotale impresa: pure con quelle carezze, che a simili usar si sogliono, vi fu dalla vedova condotto, e fugli bisogno anco insegnarli come avesse a fare per liberar la figlia da cosi grave male. In questa guisa fu la Camilla finalmente sanata da Bertoldo, il quale ebbe tale stretta ne l’attaccarsi che il gambaro fece all’ésca, che forse giudicò, se punto di giudicio aveva, che molto meglio fosse l’uccellare che il pescare. La vedova, lieta di cosi gran ventura, contentissima viveva; ma la Camilla, che la stretta di Bertoldo sentita non aveva e a cui davano impaccio i beccafichi, un giorno, piangendo e tutta malcontenta, alla madre si ridusse e disse: — Madre, sappiate che infintanto che non troverete un uomo che uno anno intero mi medichi il corpo si come faceva Bertoldo, io non mi chiamarò mai contenta, né mai credeiò di essere sanata; perché io uri sento per lo corpo ianti dimenamenti e tante punture, ch’io credo che quel gambaro v’abbia fatto le ova e poscia ne siano nascimi i gambarelli. Si che provvedete ch’io non moia, se punto cara m’avete viva. — La vedova, che accorta e saggia era, tosto