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rispondere. Or, che sia vero che le stelle ci induchino ad amare, meglio ve ne posson far fede le migliaia di quelle donne che sono state grandissimo tempo che non hanno potuto amare, e poscia hanno amato del piti ardente e maggior amore del mondo i loro amanti. Che credete voi che altro che uno benigno iniíusso di pianeta sia che, doppo tanti sdegni, doppo tante ire, congiunga a cosi lieto fine que’ tali amanti? Non potevano eglino essere amati infin che forza del cielo non vi s’interponeva, dalla quale poi mossa in un subito divien la donna amorevole e cortese; né ragionevolmente altro si può credere della repentina mutazione che esse donne cosi spesso fanno. — Io vorrei — rispose il Goro — che mi mostraste la forza delle stelle nelle donne, se prima non fossero le lunghe servitú fatte loro. Ogni donna può dire, come disse il Petrarca :

Da questi maghi trasformata fui. —

Allora disse il Molino: — Di grazia, pongasi fine alla quistione, perché io veggio il Susio a passi grandissimi caminar verso il cielo, per farci ora conoscere che cosa nissuna qua giú non si muova che mossa dalle stelle prima non sia. — Risposele il Susio: — Voi fate, magnifico Molino, opera pia ad impedirmi cosi lungo viaggio. — Qui si pose silenzio al ragionare: c ciascuno indi a poco, percioché gran pezza deiia notte era passata, a riposare se n’andò.