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voi celebrati sono. — Disse il conte Alessandro: — Sia lodato il cielo, ch’io non sarò solo in questa compagnia che conosca e confessi il vero di queste ingrate. —

Per argutissime e bellissime ragioni furono da tutti gli ascoltanti lodate quelle del magnifico Mulla e del signore Ercole; alle quali poscia che fu posto silenzio, il Molino l’altra questione propose. E fu ch’egli pregò il conte Ercole Bevilacqua, e appresso il magnifico inesser Marcantonio Moresino, che fra loro ragionassero: qual nei casi d’amore arrecasse all’uomo maggior passione, o il perdere l’acquistato od il non potere acquistare il desiderato. Per la qual cosa il conte Ercole, al magnifico Moresino voltatosi, disse: — Magnifico messer Marcantonio, posciaché a me, inesperto e di poco valore, è dato carico di contrastare con voi. saggio e valorosissimo, piacciavi almeno di concedermi la elezione dell’armi, la quale con poca vergogna vi dimando, cosi per esser voi tanto piú di me valoroso, come ancora per non essere stato io colui che si sia mosso a voler con esso voi contendere; ché finora mi chiamerei vinto, se non fosse eli’io desidero che anco il magnifico Molino conosca che per sodisfarli sempre io non recuserò giamai di perdere ciò che io averò al mondo. — Rispose messer Marcantonio: — Conte, se dalla parte piú debole dovesse rimanere la elezione deH’armi, veramente io sarei quello al quale per ogni rispetto ella piú si converrebbe, e doverei io eleggermi qual parte piú ini paresse che per se stessa si difendesse meglio; ma, perché mi giova d’esser vinto da voi, io son contento che facciate come vi piace in questa e in ogni altra cosa in ch’io vi potrò compiacere. — 11 conte, ringraziatolo assai, disse: