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ne stia a contemplare il piacere ch’egli ne trarrá bevendolo, chi non confesserá che piú sia il piacere di colui che sta in punto di goder tanta dolcezza, che di colui non è che l’ha giá oltre scorsa, ancoraché se ne senta appagata e contenta l’anima, e che di nuovo possa ritornare a bere? — Voi pure — rispose il Bentivoglio — venite in campo coi sofisticini, e volete in ogni modo che gli uomini per forza d’incantesmo confessino che sia quel che non è. Ma io vi farò vedere che ho l’anello di Gisse o d’Angelica, con il quale me insieme con questi altri tutti trarrò fuora di laberinto, se pure alcuno ce ne fusse che dai vostri lacci fusse stato preso. E, prima rispondendo all’argomento che fate, dicendo che gli è piú nobile l’effetto che sta in accrescer di perfezione che quello non è a cui il mancamento di essa perfezione succede, io vi dico che questo non è forte argomento, ancoraché l’abbiate fatto con apparenza invincibile. Perché di due che deono fare uno stesso viaggio, o buono o cattivo che si sia. sempre sará piú felice e piú perfetto colui che sará piú innanti: perché, se gli è male, colui che piú innanzi sará, sará ancora piú appresso al fine d’ogni suo male; se bene, sará nella felicitá, dalla quale quell’altro ancora qualche miglia lontano si ritrovará. Ma rispondetemi a questo ch’io dirò, per rispondere alla comparazione che avete fatta dei bevitori : quale ha mancamento, colui che desidera o colui che non desidera? Certamente, se vorrete confessare il giusto, voi direte colui che desidera, perché ogni desiderio presuppone mancamento. Vedete adunque che manco perfezione ha colui in sé che tiene il bicchiere in mano, desideroso di berlo per trarsi la sete, che colui non ha che giá se l’ha tratta. E. perché dite ancora che colui che gode non gode se non una sola felicitá, onde colui che spera ne gode molte, che volete che siano gli sguardi, i risi, le parole e altre simili cose: e io vi dico che non solamente colui che gode l’amata gode queste felicitá, ma di gran lunga piú perfettamente che quell’altro non fa; perché colui che spera non può aver mai cosi franca e sicura la speranza, che talora non l’assaglia dubbio che quei risi, quegli sguardi e quelle parole sieno piú tosto artificiosamente che amorevolmente operate e dette. Il che non