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QUESTIONE II

— Magnifico — disse il Bentivoglio, — a me pare che qui non possa essere alcuno di contrario parere, e che possa non confessare non essere piti felice colui che gode una cosa che colui che la spera non è. — Disse allora il Mulla: — Io non son cosi resoluto come voi in questo caso; anzi, quando io avessi a confessare il vero di quello ch’io credo, io direi di essere di contrario parere. — Rispose il Bentivoglio: — E quai ragioni potreste addurre che buone fussero? — Mille — disse il Mulla; — e prima io direi che l’effetto è sempre piú nobile quando egli è in potenza di venir piú perfetto che quando egli non può se non minuire di perfezione. Il che si vede in colui che gode, perché sappiamo bene ornai per pruove infinite che gli amanti, poi che hanno godute le amate loro, sempre piú lasciano intiepidir le fiamme e rallentarsi le catene e spuntarsi gli strali : il che non avviene a colui che spera, il quale sempre piú s’accende, si stringe e s’impiaga volontariamente. L’altra ragione è poi che colui che gode non gode altro che una felicitá, lá ove colui che spera ne gode mille. Credete voi che ad uno che posscda la bellezza d’una donna paiono gli sguardi, i risi, le parole si soavi, si dolci e si piene di armonia come a colui che spera? Certo questo non si deve credere, che ad uno quasi sazio ed ebro paia cosi saporito il vino come a chi lungo tempo n’avrá con ardentissima sete patito disagio. Non credete voi che appaghi tanto il cuore d’un valoroso amante uno sguardo, un riso, una parola che cortese sia, quanto ciò clic altro goder si può 5 Ma, poiché mi è occorso nominare il vino, io voglio fare una comparazione fra questi due amanti, che è fra due che abbiano ugualmente avuto sete, uno de’ quali abbia bevuto e trattasi la sete, e l’altro con il bicchiere in mano di prezioso vino se