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NOVELLA XV

Menico, da una vecchia pregato di affermare sé essere marito di una sua figliuola, per riscuotere alcuni lasci, trova modo di giacersi, malgrado della vecchia, per una notte con la giovane, ancoraché suo marito non fusse.

Si come voi sapete, di molti uomini al mondo si truovano che vivono cosi privi di cortesia, anzi di umanitá, che, s’avessero l’imperio del mondo tutto che fusse loro, non sariano d’un sol pane amorevoli né cortesi a un poverello affamato; e poscia, quando sono giunti al fine dei lor mal spesi giorni, si danno a credere, per lasciare che si mariti una pulzella o che si diano a’ poveri quattro pani, aver sodisfatto in morte a tutto ciò che di male hanno operato in vita, e credonsi per ciò avere comperato il paradiso. Questo avvenne a uno in questa terra, il quale avea sempre vivuto senza cortesia e senza aver giamai in vita sua fatto cosa che degna si potesse dire di gentiluomo, ancoraché la commoditá di farne molte e di mostrarsi liberale e amorevole avesse; ma, avendo sempre con ogni sorte di usura e di avarizia accumulato tesoro, si diede a credere di poter nel morire, con lasciare venticinque ducati a una figliuola di una sua giá castalda, vedova, per suo maritare, andarne dritto dritto in paradiso. Venne adunque a morte costui e a un suo fratello, tanto gentile e cortese quanto esso villano e avaro, tutta la sua facultá lasciò. Né andò molto che la castalda trovò per la figliuola, che una giovanetta fresca, bella e bianca era, un contadinotto similmente di buona foggia; ma voleva egli da lei la dote, senza avere a fare con altra persona. Per che la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia con la figliuola insieme, per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon uomo lasciato aveva che le fussero dati ogni volta che la giovane