Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/131

d’un mercante cristiano in Costantinopoli, il quale a lui aveva doppo la morte sua lasciato di molta robba e fattolo libero. E cosi di compagnia interrogando lui, venne Manfredo in cognizione il giovane essere il figliuolo, che, con la fanciulla ritrovata, sopra la nave lasciato aveva. Per che, fattolo sciòrre e lasciare in libertá, gli gittò le braccia al collo, e, ringraziando Iddio di cosi gran miracolo, il tutto a chi si trovò presente raccontò. E subitamente fece che Costantino l’amata giovane sposò, e, doppo poco, d’un bel marito anco alla figliuola provide; e poscia di molti anni insieme con essi loro felicemente si visse. Ebbe la disaventura di Manfredo cosi avventuroso e lieto fine.

E, cosi detto che ebbe il Barbaro e doppo la lode che di cosi bella novella n’ebbe da tutti, allo Spira disse che, se cosi gli piaceva, l’altra novella seguitasse. Il quale disse che volentieri l’ubbidiria, e subitamente cosi a dire incominciò: