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amante vostro, se fusse possibile che egli piú mai vivo ritornasse, che morto è, se voi non lo sapete. E cosi vi ammonisco, aecioché Amore, forse per cotale peccato adirato contra di voi, vi si mostri favorevole in questa vostra impresa e presti maggior valore di tirare l’amante vostro a’ vostri desidèri, alla polvere ch’io intendo donarvi. Né sará fuor di proposto che mi diciate se voi piú gli sareste crudele, se fusse possibile ch’egli vivesse. Perché la polvere ch’avete adoperare sará prima da me incantata, e in uno modo farò la invocazione ad Amore, se di cotale animo siete; dove altrimenti mi converrá fare, se ancora la solita durezza per lo amante morto vi circonda il cuore. — Rispose Cornelia: — Messere, egli è vero che, come avete voi prima detto, Giberto (ché cosi si nomava colui che me cotanto amò) è morto, ché in questa terra ne venne, giá ha tre anni, novella certa; ma, avendovi io a dire il vero, perché in cotai imprese non si deve cosa niuna celare, ancoraché egli vivo fusse, io non potrei piu ch’io mi facessi giamai ne d’amarlo né d’averlo caro. — Altro — rispose Giberto — da voi non m’accade sapere. Voi fra lo spazio di due ore manderete la fante vostra dov’io albergo, ché la polvere vi manderò, la quale averete adoperare in questa guisa. Prima, pregando Amore che vi presti favore, la gitterete in una guastadetta d’acqua corrente; poscia ne berrete il mezo, e l’altra parte terrete modo che l’amante vostro similmente beva: e sia od in vino od in acqua o come si voglia, purché egli se la beva, ché in poco spazio vedrete di questa acqua miracoloso effetto riuscire. — Detto questo e molte altre parole, da lei congedo prese, essendo però prima ringraziato allo estremo di tanta cortesia. Partitosi Giberto e allo albergo giunto, tutto dolente e pieno di mal volere, serratosi nella sua camera e gittatosi sopra il letto, cosi a dire incominciò: —Aimè! chi udí mai cosa si crudele? In quale Sazia, in quaie ircania, fra quai lestrigoni, fra quai antropofagi si trovò mai cuore di cotanta durezza e crudeltá pieno? Aimè! che con esso lei non hanno potuto le mie si amare lagrime, i miei si cocenti sospiri, la mia si lunga servitú, il mio si leale e fedele amore, e appresso il mio disperato esilio acquistarmi, i’ non dirò qualche mercede, ma tanto di pietá, che