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loro tollerabile assai, mentre per la compagnia de’ corsari si potevano vedere, ancoraché fra tanti affanni e in preda a cosi vili e crudeli genti! Ma, poscia (il che non fu molto doppo la presa loro) che i corsari si divisero, e una fusta alla volta di Rodi e l’altra verso Messina drizzò la prora, allora cominciarono a sentire quelle passioni, alle quali non si presta fede se non da chi le pruova. — Deh! —diceva l’infelice amante — Morte, perché non m’uccidi? perché non mi trai di pena? Ahi, Fausto crudele! — soggiungeva poi — dunque sarai cotanto ingrato, che, essendo stato cagione di tanto errore e avendo procacciata alla tua cara donna pena e dolore cosi aspro e cosi infinito, tu non ne voglia fare, sopportando, la penitenza? Crescano i tuoi tormenti, se crescer possono. Aimè! s’aumentassero eglino con la somma di quei della mia Artemisia, ed ella n’andasse libera e senza pena alcuna! Ma questo non sarebbe accrescermi doglia, anzi fora un liberarmi da quanta giamai io non ne potessi avere. O occhi lucenti, ove siete ora, che, nel mezo a cosi grave e tempestosa mia procella, non mi rasserenate il tempo? O bellissime guance, perché non posso io, come giá, contemplandovi obliare la mia cruda pena? O dolcissime parole, ov’è quella armonia cosi soave che mi fece star dubbioso un tempo, anzi creder fermamente che altrove non fusse il paradiso? Che poss’io credere di voi, se non tristi e dolorosi accenti? se non che voi chiamate invano ch’i’ vi dia soccorso? Ben vi veggio, fulgentissime stelle, tutte offuscate e tenebrose fatte dalla larga pioggia delle lagrime amare. Ben credo io che il bel viso, il quale la neve e le rose vincer soleva di candidezza e di vaghezza, ora sia smarrito e di color di terra. Deh! piaccia a Dio che almeno a te, infelicissima giovane, soccorra la morte, prima che tu atto villano da cosi vii gente riceva. — Con tai e altre simili parole il misero si doieva e lagriuiava. E d,i l’altro lato non men di lui si lamentava la sfortunata Artemisia, la quale, vedendosi priva d’ogni suo bene, e appresso d’ogni speranza di poterlo mai piú vedere, e sola fanciulla fra cosi crude e dispietate mani, sempre dirottissimamente piangendo, nelle lagrime però da molti altri prigioni accompagnata, cosi fra suo core