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XCVII.
A MARIANNA BRIGENTI
a Forlì
9 marzo (1847)
Cara Marianna mia,
Io ho sempre bisogno grande della tua indulgenza pel mio si lungo silenzio. Io ti ho sempre nel cuore, credimelo, ch’io non mento giammai; ma son tante le occupazioni, i dispiaceri e gli affari, che proprio non posso mai riuscire a trovare un minuto di tempo per scriverti. Ma già tu lo sai che l’amicizia nostra non può perire (come la nazionalità della Polonia) sicchè non ti devi sorprendere pel ritardo dei miei caratteri, ma dire soltanto: la Paolina ha certo molto da fare. E veramente io più presto assai di ora, doveva ringraziarti della continuazione dell’amore, e delle care affettuose tue parole, le quali puoi credere se mi sieno di vera e dolce consolazione. Poi mi rallegro con te, e col papà dell’impiego avuto, e spero che tra poco mi avrai a dire qualche cosa di più sostanzioso e di più utile a tutti voi altri, e certo sarebbe pur ora di mettere a profitto l’esperienza e i lumi di un uomo atto a fare onore al governo che lo impiegasse. Che ne dice Brighenti di questi tempi e di questo governo? Mi pare che il mondo sia ora posto tutto sopra un vulcano, e che non