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LXXXIII.

ALLA STESSA

a Modena per Vignola

27 ottobre (1841)

               Cara Marianna mia,

Si, è vero io dovea scriverti assai prima d’ora, chè è lungo tempo ch’io ricevetti la tua carissima; proprio il giorno innanzi alla venuta del Papà. Nemmeno saprei dirti il perchè non abbia più presto di oggi presa in mano la penna per dire a voi tutti quanto vi amo; non ho altra scusa se non nella mia pigrizia, la quale vires acquirit eundo; non l’avrei certo nei miei affari, chè io non ho mai da far niente. E, per parentesi, (se questo è il bel far niente degli Italiani, tanto vagheggiato ed esaltato dagli stranieri) oh è pur la brutta cosa! Cosa di cui sono annoiata fin sopra gli occhi. Ma intanto, datemi un bacio ognuno di voi, e perdonatemi le mie colpe. Sicchè la nostra cara Nini è sfuggita al pericolo di fare un matrimonio che non le convenisse! Oh! io me ne rallegro veramente di cuore con essa e con i suoi parenti, e quasi vorrei compiangere il povero Virgilio, il quale dovrà andare in cerca di altra sposa. La sorte però ha compensato Ninì della perdità delle sue speranze colla realtà della donazione della vostra parente, ed io ne