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suoi affari, e molta pazienza per isbrigarli. Addio, cara Marianna mia! Vorrei esser teco, fosse anche per un solo momento, per darti un bacio, che valesse ad esprimerti l’immenso amor mio; almeno avrei avuto un momento di vita!!

Questa mattina io mi pettinava quando mio fratello mi ha data la tua lettera, e siccome tutt’altro pensava fuorchè tu potessi diriger la lettera a Paolina Leopardi, non mi pareva affatto il carattere tuo, e non aprendola subito in presenza della cameriera, andava fantasticando di chi fosse quella lettera non conoscendo io nessuno di Forlì, e credeva che ti fossi maritata e tuo marito mi scrivesse. E qui vorrei farti una domanda, e non la posso fare! Ai cari tuoi Genitori mille e mille saluti.


LXXXI.

ALLA STESSA

a Forlì

29 settembre (1840)


Veramente ti sta benissimo, Marianna mia, di lamentarti meco per avere io adottato il nuovo modo d’indicar la data, io che l’ho imparato proprio da te, e la prima volta non capiva cosa volessero dire quei tre numeri! Piuttosto tienti un po’ meno distratta, e fai i conti meglio, e vedrai non esser colpa mia se Cleofe partorisce un mese prima di quello che credevi. Del resto poi, ero io che doveva scriverti prima di ora la consolazione