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vale a dire, non ho da avere nel cuore il menomo risentimento secondo quanto ne avea detto il nostro predicatore nella predica della dilezione degli inimici? Dunque, ecco ch’io ti abbraccio, o cara Nina, e ti ringrazio della tua amorosa lettera, e della memoria che hai di me, e dell’amore che mi porti. Il quale amore già sai che viene pagato con altrettanto amore, e le vostre lettere giungonmi sempre grate e carissime.

Ti ringrazio poi assai della nuova che mi hai data di quanto dice il padre Curci, e dici bene che quelle sue benedette parole son fatte per riempirci di consolazione. Noi ne avemmo nuova da uno con cui parlammo reduce da Napoli, che portò di là questo libro, e poi l’abbiamo cercato a Roma e il padre Roothaan ne ha fatto dono di una copia. E siccome credo che Brighenti non l’abbia avuto in mano, e sperando gli faccia piacere il sentire quelle sue parole, le quali (mi pare) non son quelle precisamente che scrive Viani, qui a piedi le copierò, e copierò pure quel brano dal foglio di Parigi che parla di Giacomo, di cui Marianna si mostrò desiderosa. Essa capirà quanto dolore mi costa il ripetere e il leggere quelle parole, e mi compiangerà, ne sono sicura. — La Poesia in ItaliaGazz, ital. N.° 78.

..... Ma il poeta di cui volli parlare quasi per ultimo perchè il tengo come il primo, egli è G. Leopardi. Contemporaneo di Tommaseo, esso non gli è affatto dissimile. Ma non è cristiano il Leopardi e perciò si abbandona senza contrasti, alle melanconiche sue dottrine. Giovinetto, è già di malferma salute..... infelice, perchè non amato dal padre