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dine mi avete levato questo pensiero di capo, e mi avete messo l’animo in pace, chè, sempre la mente mia andava li, e mi teneva incerta e sospesa. Pochi momenti prima di ricevere la tua (che per una combinazione mi è venuta due giorni dopo giunta) ebbi lettera dalla mia amica di Pesaro la quale mi diceva queste parole. «Scrissi poco fa a Bologna perchè mi richiesero di tue informazioni che detti, puoi credere, per la verità come meriti: fino ad ora però non mi è venuto altro riscontro », ora io non le dico nulla, ma se il discorso riprendesse fiato, lo troncherò io immantinente. Essa mi aveva però annunziato esser questo signore molto economo e quasi spilorcio, cioè amare che in casa sua non si sciupasse, e che in questo non andava troppo daccordo colla moglie sua; se la mia amica sapesse poi tutto quello che tu mi dici; io nol saprei, mi par di vedere ch’essa lo supponga molto conveniente a me.
E mi par di vedere ancora che tu abbi più buona opinione di me di quello ch’io meriti, poichè quando parli di una giovine nobile ricca, educata, gentile, di talento, oh mi pare che non parli di me certo. Io bramo col più vivo ardore di conoscerti, di esprimerti una volta a viva voce quanto immensamente ti ami, e per quanto cara cosa io ti tenga, pure, le tante e tante volte penso che mi converrebbe di raffrenar questo ardore quando io non volessi scapitare nell’amor tuo, quando non volessi espormi a farti cangiare affatto opinione di me, cosa che accadrebbe certo e accadrà qualora noi c’incontriamo un giorno.