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posso dubitare della affezione e premura della mia amica, la quale senza alcuno stimolo ha voluto pensare ad una cosa ch’io non le aveva mai nominata; ma, o è poca premura del suo amico, o anche egli ha veduto che l’affare non potrebbe combinarsi. In ogni modo io avrei da saperne la fine, e non mi dispererei certo per nessun caso negativo.

Ma, ho detto tra me stessa, non potrebb’essere che Brighenti forse amico di questo sig. avvocato, o pure di qualche suo amico? e se è cosi, non farei bene a metter quest’affare nelle mani sue, ed affidarlo al suo buon cuore e alla sua prudenza? Io non so se valga la pena di cangiar posizione a quest’ora; certo ci penserei assai assai con un partito che offerisse meno bella prospettiva di questo (chè il solo venire a Bologna mi farebbe girar la testa), poi avrei da penare crudelmente per ottenere l’assenso di papà (quello di mamà già l’ho avuto), e per ottenere ch’ei non guastasse tutto invece di accomodare, cosa in cui non sono affatto sicura di riuscire, per tutto questo non so se sia conveniente l’entamer questo discorso, mentre poi da un’altra parte mi piacerebbe assai se l’affare riuscisse. Io mi rimetto però intieramente ai consigli tuoi e di papà tuo: egli sa bene come regolarsi, e quando egli mi dica ch’io non pensi più a questo, allora non vi penserò più davvero.

Vedi, Marianna mia, s’io faccio conto di te, e se ho il menomo dubbio sulla tua affezione e dei tuoi. Ora che ti ho detto tutto, mi pare di esser più libera, io mi sentiva stanca di pensar